“Quella sera a Milano era Caldo…..”
Il
12 dicembre del 1969, esattamente 48 anni fa, furono collocate bombe all’Altare
della Patria e nel sottopassaggio della Banca Nazionale del Lavoro a Roma, con
alcuni feriti. E, in contemporanea, con la terribile bomba alla Banca Nazionale
dell’Agricoltura, in piazza Fontana a Milano, che provocò 17 morti e 88 feriti.
Aveva
inizio così la “strategia della tensione”, che avrebbe continuato con bombe
nelle banche, di stragi di civili sui treni e nei comizi sindacali, fatti
vergognosi e deprecabili che appartengono alla nostra storia recente.
La strage
di Piazza Fontana non è un mistero senza mandanti, un evento attribuibile a
chiunque per pura speculazione politica. La strage fu opera della destra
eversiva, con stretti legami organici fra i nazifascisti, elementi dei Servizi
Segreti militari e dell’Ufficio Affari Riservati del Ministero dell’Interno,
diretto all’epoca da Federico Umberto D’Amato.
Fu
immediatamente perseguita la pista anarchica, fabbricata apposta da infiltrati
di Ordine nuovo, di Avanguardia nazionale e dei servizi segreti, per depistare
le indagini e mettere sotto accusa di fronte all’opinione pubblica gli
anarchici e, per estensione, il movimento studentesco, che muoveva i primi
passi, alle forze di sinistra impegnate nelle lotte sindacali di quel periodo,
preparando così il clima per una svolta autoritaria e spingere l’allora
Presidente del Consiglio, il democristiano Mariano Rumor, a decretare lo stato
di emergenza nel Paese, in modo da facilitare l’insediamento di un governo
autoritario. Come accertato anche dalla Commissione Parlamentare Stragi, erano
state seriamente progettate in quegli anni, anche in concomitanza con la
strage, delle ipotesi golpiste per frenare le conquiste sindacali e la crescita
delle sinistre.
Svolta autoritario
che non ci fu, grazie alla risposta popolare, alla contro informazione e
mobilitazione dei giovani della sinistra extra parlamentare oltre alla
pubblicazione del libro “ la strage di stato” e alla grande stampa, che dopo un
po’, fece suoi molti temi di quel libro inchiesta. Opera che mise subito in
evidenza le responsabilità delle formazioni di estrema destra e più
precisamente di Freda e Ventura, oggi assolti, ma che se fossero stati
giudicati con gli elementi d’indagine, acquisiti purtroppo con colpevole
ritardo, quando loro non erano più processabili, sarebbero stati, come scrive
la Cassazione, condannati.
Vengono,
invece, immediatamente arrestati un gruppo di anarchici tra cui Pietro Valpreda
indicato come il “mostro” nelle prime pagine dei quotidiani e nei telegiornali
e il ferroviere Giuseppe Pinelli, quest’ultimo, tre giorni dopo la strage
“viene suicidato” dal quarto piano della questura di Milano, martire delle
lotte per l’emancipazione dei più deboli, degli ultimi.
Per
impedire che simili trame criminali possano nel futuro ripetersi è necessario,
soprattutto per le nuove generazioni, che non si perda la memoria storica dei
fatti, e che tale ricorrenze possano trasformarsi in utili insegnamenti
Miseri quei
popoli, che hanno bisogno di martiri ed eroi per affrancarsi dalle
diseguaglianze, dai soprusi e dalle privazioni.
“Quella sera a Milano era caldo…”