Prendiamo atto con
grande preoccupazione della disastrosa situazione in cui versa ormai da tempo la
Sanità laziale, gestita dalla Giunta Regionale dimissionaria con a capo
il Presidente della Regione Lazio Renata Polverini.
Forse la Signora
Polverini non è al corrente dell’indignazione dei cittadini per le
interminabili liste di attesa per l’effettuazione di una qualsiasi prestazione
sanitaria e dell’esasperazione del personale medico ospedaliero costretto a
fare i “salti mortali” per riuscire a svolgere con professionalità il proprio
lavoro finalizzato a salvare la vita dei pazienti...
A tal proposito
vorremmo chiedere alla dimissionaria Presidente se quando alcuni mesi fa è
dovuta anche lei ricorrere ad una struttura sanitaria per risolvere i propri
problemi di salute, ha effettuato la prenotazione al CUP, come sono tenuti
a fare tutti i comuni cittadini non
“politicamente” protetti, ed è rimasta
in attesa un anno o anche due prima di
ricevere la prestazione come di prassi? E’ vero, come riportato sui giornali, che la Signora Polverini ha
avuto a disposizione un intero reparto
per non essere disturbata? Se ciò fosse vero, aveva forse bisogno di escogitare
ulteriori tasse da applicare (vedi aumento del bollo auto, ecc.), ma non per migliorare la Sanità ma per quei “fini”
che nei giorni passati sono balzati alla cronaca? Ma d’altra parte non deve
essere stato così difficile “pensare” dato che sia la maggioranza sia l’opposizione si trovavano
pienamente d’accordo.
Stiamo assistendo
ad una crisi del sistema sanitario che sta portando alla distruzione di tutti
gli Ospedali della Provincia, Belcolle in testa, grazie ai tagli indiscriminati che hanno riguardato e
che stanno riguardando soprattutto
medici e infermieri e che di fatto stanno paralizzando tutti i reparti.
Proprio in
questi giorni il Primario del Reparto di Ortopedia Prof.
Alberto Gaudenzi ha denunciato sui quotidiani locali il peggioramento di una
situazione di per sé drammatica, che rischia di diventare esplosiva; nei
reparti si lavora in emergenza, con un
organico di medici ed infermieri sottodimensionato “da medaglia d’oro,
costretto a fare i salti mortali svolgendo turni massacranti per garantire
un livello assistenziale che prima o poi
inizierà inevitabilmente ad avere”
falle” per poi “affondare”: a fine anno si parla di chiudere interi reparti!
Questo disastro
della Sanità Pubblica è stato più devastante nella nostra Provincia rispetto
alla Capitale (forse ci considerano “sudditi”…..), ma dove erano i nostri
politici locali mentre si stava arrivando a questo scempio? Ma non avrebbero
dovuto salvaguardare i nostri interessi?
Ma come si può
sperare in qualcosa di diverso fino a
quando la Sanità come tanti altri settori importanti verranno gestiti da una
maggioranza e da un’opposizione che piuttosto che interessarsi delle numerose
problematiche in materia e cercare delle soluzioni per risolverle ,continuano a
perseguire soltanto i propri interessi personali e ad organizzare “inciuci” che
ormai quotidianamente vengono diffusi dai media? Ormai questa è diventata una
realtà, altrimenti i nostri ospedali non
sarebbero ridotti in questo stato.
Ora ci
raccontano che i soldi non ci sono (che
scoperta, chissà perchè!), che è necessario “tagliare” per risollevare il
sistema. Noi siamo d’accordo, ma iniziamo prima
a ridurre gli sprechi e a bloccare
le emorragie di denaro pubblico utilizzato per fini privati e non ci
accaniamo sui servizi indispensabili a garantire la sopravvivenza dei
cittadini.
Da qualche giorno
sta circolando la notizia che chi purtroppo
è ricoverato a Belcolle oltre
a cercare di risolvere i propri problemi
di salute dovrà subire anche le conseguenze della chiusura della cucina interna
e della sostituzione di pasti cotti all’istante con cibo riscaldato preparato a Pomezia e trasportato nella Tuscia
con i camion due volte alla
settimana…possiamo immaginare la qualità soprattutto dei primi piatti! La
notizia della chiusura della cucina di Belcolle e della sostituzione del
servizio con piatti precotti in vaschette monodose apparsa in questi giorni sui
giornali quotidiani, oltre che ad uno scadimento del livello di qualità
dell’offerta sanitaria, porterà alla perdita del 50% dei posti di lavoro (circa 40 persone in
tutto)
L’Associazione “Solidarietà Cittadina” è fermamente convinta
che sia ora di far sentire la voce dei cittadini e di dire “Basta!” a questo sistema alla deriva, e
lo manifesta invitando tutta la
popolazione della Provincia di Viterbo, di qualsiasi estrazione politica,
sindacale, ecc., ad intervenire e ad esprimere la propria indignazione per salvaguardare i propri interessi.
L’Associazione
estende l’appello a tutte le
associazioni comprese quelle ecclesiastiche alle quale chiede di unirsi
per dare il proprio sostegno per un’iniziativa a favore dell’intera
collettività.
Questa tipologia di
iniziative non ha colore politico, l’unione fa la forza mentre la divisione dei cittadini e la creazione di fazioni è quasi sempre
voluta da coloro a cui fa comodo
tutelare i propri interessi personali. Ed è per questo che l’Associazione
“Solidarietà Cittadina” auspicherebbe che non partecipassero i nostri politici
locali “affermati” o “in carriera” né i segretari di
partito che hanno contribuito al dissesto del sistema sanitario senza battersi
per gli interessi dei cittadini.
Dobbiamo far
sentire la nostra voce per cercare di
salvaguardare i nostri diritti e tentare di far funzionare i nostri
ospedali con efficienza e razionalità, organizzando un incontro pacifico e civile, ma fermamente decisi ad ottenere
quello che ci spetta, in quanto prima o poi potrà capitare di trovarci nella
necessità di dover utilizzare queste strutture sanitarie e solo allora,
toccando con mano, ci renderemo conto delle problematiche esistenti e ci
rammaricheremo di non esserci dati da fare per tentare di risolverle.
Organizziamoci per
fissare una manifestazione a breve termine, a cui auspichiamo possano aderire
un notevole numero di cittadini al fine di esprimere la nostra indignazione.
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